Il Pd lancia una proposta di legge di iniziativa popolare di modifica
Il Gruppo regionale del Pd annuncia la presentazione di un progetto di legge di iniziativa popolare per cambiare la sanità lombarda e lo fa durante la prima conferenza regionale sulla sanità, dal titolo ‘La salute è un diritto’, in corso in queste ore (termine sabato 24 febbraio sera) a Palazzo Pirelli, a Milano.
Il progetto di legge, composto da due articoli, è una modifica della legge regionale n. 33 del 2009, come modificata dalle riforme Maroni del 2015 e Fontana-Moratti del 2021. L’intento è quello di riscrivere i principi, togliendo l’equivalenza tra sanità pubblica e sanità privata e obbligando la Regione a fare programmazione e a governare l’offerta fornita dagli operatori privati, indirizzandoli verso le prestazioni maggiormente necessarie.
Quattro i principi che vengono introdotti: universalità del servizio, centralità della prevenzione, priorità dei servizi territoriali, governo pubblico degli erogatori. Se approvata, la proposta porterebbe con sé la necessità di modificare di conseguenza tutto il resto della norma. Il Pd ha scelto lo strumento della legge di iniziativa popolare, per la quale nelle prossime settimane inizierà la raccolta firme, per spingere il consiglio regionale, come da regolamento, a esprimersi entro nove mesi.
“A un anno dalle elezioni regionali possiamo dire che il presidente Fontana e l’assessore al Welfare Bertolaso sono bocciati su tutta la linea perché la sanità oggi è da ricostruire – attaccano Angelo Orsenigo e Pierfrancesco Majorino, consigliere e capogruppo regionali del Pd -. In questi mesi abbiamo avuto solo chiacchiere, nessun tipo di atto vero, effettivo, profondo, di rilancio e ripensamento del servizio sanitario regionale, della sanità pubblica. Per questo presentiamo una legge di iniziativa popolare che mira a modificare i principi di fondo attraverso i quali si determinano le scelte in sanità a livello regionale, a partire dal tema dell’equivalenza tra pubblico e privato, tema per noi fondamentale, perché dobbiamo evitare che equivalenza voglia dire, praticamente, privatizzazione strisciante”.
Dunque, questi sono i motivi per cui “diciamo che occorre cancellare il termine equivalenza e sostituirlo con integrazione. Ma soprattutto, concretamente, ciò significa costruire il Centro unico di prenotazione per la gestione delle liste d’attesa entro dodici mesi e non entro tre anni, come pensano di fare Fontana e Bertolaso, e mettendo un vincolo sancito per legge e non dalle chiacchiere: il privato che non sta nel Centro unico di prenotazioni non riceve risorse pubbliche a nessun livello”, proseguono i dem.
“È una sfida che lanciamo a chi governa a essere coraggioso. La nostra legge di iniziativa popolare, tra l’altro, mira a riorganizzare la dimensione territoriale dei servizi, perché non abbiamo la possibilità di promuovere buone ed efficaci politiche riguardanti la salute se non irrobustiamo una rete territoriale che va molto oltre gli ospedali, come è emerso da tutti gli incontri tenutisi durante la conferenza”, concludono Orsenigo e Majorino.