Le prossime elezioni europee rappresentano una tappa fondamentale destinata a incidere in modo determinante sulle sorti dell’Unione Europea. Il vento sovranista che soffia nel mondo rischia di intaccare in profondità il percorso finora faticosamente compiuto. I rigurgiti nazionalisti provocati dalla globalizzazione rischiano di minare in modo irreversibile quel cammino che ha visto il nostro paese nella veste di protagonista di tutte le politiche comunitarie.

Sarebbe utile ricordare che l’attuale Unione Europea rappresenta l’approdo finale di un percorso iniziato nel 1951 con la costituzione della Ceca a cui fece seguito la nascita della Cee nel 1957. Grazie alla sagacia di una classe dirigente che dimostrò grande lungimiranza, il nostro paese fu l’artefice di un processo di integrazione tra nazioni che, solo fino a qualche anno prima, erano stati nemici in entrambi i conflitti mondiali. Infatti, dopo l’accordo iniziale sul carbone e sull’acciaio, Italia, Francia e Germania (insieme a Belgio, Olanda e Lussemburgo), decisero di allargare l’intesa dando origine a quella “libera circolazione di persone, merci e capitali” che, solo dagli anni Settanta in avanti, conobbe l’adesione delle altre nazioni.

La nascita dell’Ue e della moneta unica rappresenta, pertanto, l’esito finale di un percorso che suggellò l’affermazione di una cultura sovranazionale oggi minacciata dall’avanzata del populismo sovranista che è una sorta di ircocervo che si nutre di antichi bollori nazionalisti mai sopiti e di inveterati furori anticapitalistici. La pressione di questa ostilità crescente verso l’architettura europea ci obbliga a prendere atto che la vera disputa, stavolta, non è quella tradizionale tra destra e sinistra ma è quella tra europeismo e sovranismo.

Gli errori compiuti in concomitanza della crisi del 2008, originati da una politica monetaria dissennata, hanno fatto perdere credibilità ad una costruzione comunitaria inficiata da una visione tecnocratica che ha finito per creare le più grandi disuguaglianze sociali della storia. La correzione di rotta voluta da Mario Draghi, che ha ridato fiato all’economia grazie al “quantitative easing”, ha solo rinviato di qualche anno la resa dei conti tra coloro che seguitano a credere nell’integrazione europea e chi, di contro, vorrebbe portare all’indietro l’orologio della Storia azzerando il processo comunitario.

Inutile nasconderlo, siamo a un bivio.

Per una volta la politica dovrebbe avere il coraggio di spiegare chiaramente al cittadino, senza infingimenti e ipocrisia, che schierarsi con l’Europa significa difendersi i valori della democrazia liberale che oggi si vedono insidiati dal ritorno dei nazionalismi più biechi. In proposito, sarebbe utile rammentare le dichiarazioni di Vladimir Putin nell’intervista del 27 giugno 2019 rilasciata al Financial Times nella quale lo zar proclamava fieramente la fine del liberalismo. A posteriori, possiamo ritenere quella intervista il manifesto sovranista con cui Putin ha chiamato a raccolta tutte le forze anti-europeiste, comprese Cina, India e quella parte del mondo americano che si riconosce in Donald Trump.

Rileggere quell’intervista consente di capire tante cose: l’assenza di diritti civili in Russia, la persecuzione dei dissidenti (la morte di Aleksey Navalny ne è solo un esempio), l’invasione dell’Ucraina che, sul piano simbolico, resta un attacco ai principi liberaldemocratici dell’autodeterminazione dei popoli. Senza alcuna enfasi, possiamo affermare che le prossime elezioni europee incideranno non solo sul futuro dell’Ue ma anche sulla cultura dei popoli dell’Unione. La conferma viene dalle recenti esternazioni di un fedelissimo di Putin, l’ex premier russo Dmitry Medveved, il quale non ha avuto alcun pudore nell’ammettere il proprio impegno a sostenere “in ogni modo”, “segretamente ed apertamente” tutti i partiti “anti-sistema” presenti alle prossime europee. Come tutti ricorderanno, questa dichiarazione ha costretto il Parlamento europeo ad approvare una Risoluzione per esprimere la “grave preoccupazione per i continui tentativi della Russia di indebolire e distruggere la democrazia europea”.

Inutile nasconderlo, siamo a un bivio. E’ indubbio che il cammino dell’Europa sia stato costellato di numerosi errori. Ma stiamo attenti a non gettare il bambino con l’acqua sporca perchè, stavolta, ci sono in gioco i destini dei nostri valori, delle nostre abitudini, dei nostri modi di pensare e di vivere.

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