Fra le criticità rientrano i problemi di rifornimento della legna. “Dallo studio di fattibilità commissionato dal Comune – sottolinea il capogruppo Michele Spagnuolo – emerge che la massa legnosa in piedi non è sufficiente a sostenere il fabbisogno annuo di cippato necessario. Dalla normativa vigente è possibile un prelievo annuo di 200 tonnellate di legno in piedi ma il fabbisogno totale è stimato da progetto a 944 tonnellate annue. L’integrazione può essere fatta con materiale legnoso di scarto o a terra ma non è chiaro se questo fatto incida sulla resa che permette di raggiungere la classe energetica A1+, necessaria per giustificare l’intervento e il progetto.  Il rischio infatti è che il reperimento di materiale legnoso avvenga da zone boschive lontane incrementando notevolmente l’impatto ambientale legato al trasporto. Nel progetto, inoltre, non è chiaro se la tipologia di legno utilizzata è in conformità agli standard di certificazione BIOMASSPLUS, richiesta dall’ AIEL (associazione italiana energie agroforestali)”.

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Riguardo alla riqualificazione dei boschi, la superficie di proprietà comunale è irrisoria e molto frazionata (15 ettari). Inoltre molti mappali sono all’interno della Riserva della Valle Bova (dato non presente nella relazione) con vincoli da rispettare. Come sarà possibile che aziende locali e non possano accedere in luoghi sperduti per tagliare 3-4mila mq di bosco? Nello studio si dichiara che la maggior parte del cippato sarà reperito da boschi privati o altre fonti (aziende boschive oppure ramaglie…) “L’obiettivo della riqualificazione dei boschi comunali – conclude Spagnuolo –  è assolutamente senza fondamento!”. 

Un discorso a parte è quelle delle emissioni.  “Ci sarà un incremento del pm10, le particelle sospese in aria ambiente prodotte dai nuovi impianti – dice il consigliere Giorgio Berna – a fronte di una riduzione di CO2 (biossido di carbonio). Ci domandiamo se l’incremento del PM10 previsto dal progetto possa essere considerato un rischio per la salute, considerando che gli edifici coinvolti sono di natura pubblica (scuola primaria e secondaria e palestra). Le particelle PM10, di natura particolarmente complessa e variabile, sono in grado di rimanere sospese per lungo tempo, anche lontano dal punto di emissione, e di penetrare nell’albero respiratorio umano e quindi avere effetti negativi sulla salute. Ancora più dannose per la salute sono le particelle di PM2,5, in quanto essendo di diametro inferiore al PM10 si fissano nelle cellule ancor più in profondità, aumentando quindi i rischi di problematiche cardiocircolatorie; inoltre il loro monitoraggio è decisamente più difficile”.

 

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