La notizia della morte dell’ex calciatore argentino Diego Maradona ha invaso i media di tutto il mondo e al tempo stesso lasciato un’emozione in molte persone.
“Il Dieci” vuole proporre una testimonianza esclusiva, un’intervista ad uno dei pochissimi brianzoli (l’unico?) che hanno affrontato sul campo Maradona, con aneddoti probabilmente non conosciuti.
Abbiamo incontrato Marco Monza, ex calciatore di Como e Bologna, cresciuto a Barzanò, dove vive e lavora ancora oggi dopo l’esperienza come giocatore professionista in Serie A negli anni ‘80.

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“Monza, lei era un terzino-mediano soprannominato dai tifosi del Bologna “Rambo”. Ha affrontato e “marcato” direttamente più di una volta Maradona : cosa vuole dire in proposito?”

“Vorrei prima di tutto riportare un ricordo, non strettamente tecnico, legato a Maradona. Un ricordo testimoniatomi dall’amico Luca Fusi [n.d.r. ex calciatore di Napoli, Torino, Sampdoria, Juventus e Como, nato a Lecco]: mi disse che Diego, negli anni in cui Luca fu suo compagno di squadra, si occupava direttamente dei contratti dei giocatori. In quegli anni, gli anni ‘80, la figura del procuratore esisteva parzialmente e molti calciatori non avevano nessuno a cui affidarsi per stipulare un contratto. Maradona, senza ovviamente compenso di alcun tipo, si recava direttamente dal presidente del Napoli e concordava il contratto più vantaggioso possibile. Riusciva a ottenere le condizioni migliori, anche superiori alle aspettative”.

“Qualche ricordo più legato al calcio, alle partite?”

“Quando fui acquistato dal Bologna l’obiettivo della società era restare in serie A, la “salvezza”, come si dice in gergo calcistico. Una delle partite decisive fu proprio contro il Napoli di Maradona. Leggemmo da un quotidiano, La Gazzetta dello Sport, che Diego non era stato convocato. Sinceramente…tirammo un sospiro di sollievo. La partita era prevista per le 15 e 30. Come sempre arrivammo allo stadio in anticipo, per la seduta di riscaldamento. Alle 14 e 30 vedemmo un elicottero atterrare nelle vicinanze e chi c’era a bordo? Maradona. Luca mi raccontò che Diego prese due caffè, poi chiese all’allenatore (Ottavio Bianchi): “Mister, posso giocare?”. Bianchi rispose: “Se te la senti…”. Giocò e fece un gol e un assist. Fortunatamente riuscimmo comunque a restare in Serie A”.

“Che giocatore ricorda?”

“Maradona poteva fare con la palla qualsiasi cosa. Era una cosa sola con la palla, la palla era parte di lui. Però qualsiasi gesto tecnico, qualsiasi tocco, erano solo finalizzati al gioco. Voglio dire… molti giocatori di talento, anche oggi come trent’anni fa, “scherzano” con l’avversario, soprattutto se tecnicamente è inferiore. Beh, ecco, nessuno poteva essere superiore a Diego tecnicamente, ma in nessuna occasione lui ha mancato di rispetto all’avversario. Se faceva un colpo di tacco, era perché in quel momento serviva al gioco, non per far vedere che lo sapeva fare. Credo che avrebbe potuto compire decine di gesti con la palla che nessuno poteva nemmeno immaginare, ma si limitava all’essenziale, a quello che era utile per il gioco”.

“Cosa ricorda personalmente di lui?”

“Non so perché, ma metteva soggezione. Eppure non faceva nulla per indurla. Ricordo che prima di una partita, eravamo vicini, disse all’arbitro: “Non fare che mi picchino troppo”, con un sorriso. Al termine gli chiesi la maglia e mi rispose: “Mi spiace Monza, ma me l’hanno già chiesta in dieci prima di te, prima della partita. La devo dare al primo che me l’ha chiesta”.

“Studiavate qualche tattica particolare prima di affrontarlo?”.

“Certamente. Prima di una partita preparammo, io e De Marchi [n.d.r. Marco De Marchi, ex calciatore di Como, Bologna e Juventus], i raddoppi di marcatura su Maradona, curando la fascia sinistra e consapevoli che calciava preferibilmente con il mancino. Purtroppo Diego si accorse quasi subito, durante l’incontro, dello schema. Cosa fece? Una “rabona” con il destro [n.d.r. tiro con gambe incrociate con il piede opposto a quello d’appoggio] che divenne un assist. Aveva la capacità di anticipare le mosse dell’avversario, come se vedesse già le cose che avvenivano qualche secondo dopo”.

“Un aneddoto che può raccontare?”.

“C’è una cosa che non so quanti conoscono e si riferisce al famoso gol di Maradona alla Juventus su calcio di punizione all’interno dell’area, uno dei gol più famosi. Pecci [n.d.r. Eraldo Pecci, ex calciatore di Bologna, Napoli, Torino, Fiorentina] mi ha raccontato questo episodio: Maradona, prima di calciare, gli chiese di toccare la palla e lui avrebbe tirato e segnato. Eraldo rispose che era impossibile segnare da quella posizione e sarebbe stato meglio passare la palla ad un altro giocatore che si trovava fuori area (Salvatore Bagni). “Tu toccami la palla, 20 cm, non preoccuparti”, rispose a sua volta Diego. Controvoglia Pecci toccò la palla e nacque uno dei gol più belli della storia del calcio. Quel gol mi sembra contro le leggi della fisica”.

“Che idea si è fatto di Maradona, dopo averlo incontrato e dopo tante testimonianze di calciatori amici che hanno giocato con lui?”.

“Mi hanno confermato tutti la stessa cosa, soprattutto prima che morisse: lui capiva le difficoltà dei compagni di squadra e li aiutava. Era umile e generoso, era l’amico che veniva a trovarti a casa quando serviva e capiva quando serviva. Per Diego, i compagni si sarebbero buttati nel fuoco”.

CHI E’
Marco Monza (Lecco, 17.01.1965) è un ex giocatore di Como, Bologna, Messina e Monza (oltre ad altre squadre). Terzino-mediano di particolare forza fisica e carattere, fu particolarmente apprezzato dai tifosi per la sua determinazione (a Bologna venne soprannominato “Rambo”). Cresciuto a Barzanò (Lecco), al termine della carriera professionistica è tornato nella sua città dove vive e lavora. Ha abbandonato il mondo del calcio nel quale mantiene tuttavia numerosi rapporti di amicizia con compagni e avversari. Attualmente è un apprezzato e noto agente assicurativo.

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