Erba ha risposto con forza all’appello per la pace. Centinaia di persone hanno partecipato sabato pomeriggio alla marcia “Uniti per Gaza”, una manifestazione che ha attraversato le vie del centro cittadino per chiedere, ancora una volta, il cessate il fuoco in Palestina e in tutti i luoghi del mondo travolti dalle guerre.

Il corteo è partito alle 17 dal Monumento ai Caduti, dopo il ritrovo fissato alle 16:30, per concludersi in piazza del Mercato, dove ha preso la parola Duccio Facchini, direttore della rivista Altreconomia. Una scelta non casuale, quella dei luoghi di partenza e arrivo: punti simbolici della memoria collettiva erbese, dedicati alle vittime dei conflitti del passato e di quelli, purtroppo, ancora presenti.

La marcia è stata organizzata da una cinquantina di associazioni e sigle sindacali locali, unite dal desiderio di dare voce a un messaggio semplice e potente: “L’Italia ripudia la guerra”, come recita l’articolo 11 della Costituzione.

Ma ciò che ha reso speciale il pomeriggio non sono stati solo i numeri o gli interventi, bensì il clima che si è respirato. Nessuno slogan d’odio, nessun gesto fuori luogo, nessuna vetrina danneggiata o cassonetto rovesciato. Solo persone — tante, di tutte le età — armate di buone intenzioni e di bandiere della pace o della Palestina, decise a testimoniare che anche da una città di provincia può partire un segnale forte di solidarietà e civiltà.

Gli organizzatori hanno voluto ricordare che l’idea della manifestazione è nata in modo spontaneo, tra cittadini che si erano già incontrati in iniziative analoghe nei comuni vicini. “Ci siamo chiesti perché non farlo anche a Erba — spiegano — e così abbiamo deciso di muoverci, come persone prima ancora che come membri di associazioni. Perché non si può restare indifferenti davanti all’umanità ferita”.

Nel corso dell’intervento conclusivo, Facchini ha richiamato l’importanza di informarsi in modo critico, sostenere chi si impegna per la non violenza, scegliere canali indipendenti e boicottare le aziende che traggono profitto dalle occupazioni. “Restare umani”, come scriveva Vittorio Arrigoni, è diventato il filo conduttore dell’intero pomeriggio.

La marcia erbese per Gaza ha così lasciato un segno concreto: una comunità che sceglie la pace, senza urlare, senza distruggere, ma costruendo insieme un messaggio di speranza.

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