Sembrava una lenta agonia e invece era un poema cavalleresco a tutti gli effetti. Con tanto di lieto fine! Protagonista del racconto è Rafael Nadal da Manacor, nei panni di un novello Orlando che, brandendo una racchetta da tennis come fosse la magica Durlindana, si lancia alla conquista della gloria sempiterna. L’abbraccio alla coppa intitolata a Norman Brookes, che nel blasfemo paragone prende il posto della bella Angelica, è soltanto l’ultimo tassello di una carriera leggendaria. Una battaglia di 5 ore e 24 minuti (la seconda finale slam più lunga di tutti i tempi, a dieci anni esatti dalla maratona record di 5h53’ tra lo stesso Nadal e Novak Djokovic, sempre a Melbourne) contro il russo Daniil Medvedev, numero due delle classifiche mondiali, che Nadal si è aggiudicato con pieno merito. Per restare nella metafora, anche nei momenti più difficili lo spagnolo – a differenza di Orlando – non ha perso il senno che i fedeli scudieri seduti nel suo angolo in tribuna avrebbero dovuto frettolosamente cercare sulla luna australiana che illuminava la Rod Laver Arena. Nadal ha vinto prima di testa e poi, contro ogni aspettativa, anche di fisico, mostrando nell’ultimo set una maggior freschezza atletica del suo avversario stremato dai crampi.

L’edizione 2022 degli Australian Open di tennis cerca di restituire al mondo del tennis una parvenza di normalità, dopo i disastrosi incendi del 2020 che ne misero addirittura in dubbio lo svolgimento e la pandemia che costrinse gli organizzatori a spostare il torneo di un mese nel febbraio 2021. Il rumoroso “affaire Djokovic” ha tenuto banco per settimane prima che l’attenzione di appassionati e addetti ai lavori potesse concentrarsi esclusivamente sul tennis giocato. La finale tra Rafael Nadal e Daniil Medvedev è stata, senz’ombra di dubbio, la migliore che il torneo potesse augurarsi dopo la cancellazione d’ufficio della testa di serie numero uno alla vigilia della manifestazione. I pronostici della vigilia pendono verso il russo che le prime due ore di partita sembrano confermare in pieno.

I dieci anni di differenza all’anagrafe tra i due contendenti sembrano pesare come macigni in un match equilibratissimo solo sul piano mentale e della concentrazione. La disarmante facilità con cui l’orso moscovita ribalta più volte lo scambio dopo un colpo che Nadal sperava vincente (e solo qualche anno fa lo sarebbe stato) è il principale indicatore della freschezza di un venticinquenne ormai vicino al vertice della classifica mondiale. Il maiorchino deve fare miracoli per conquistare un “quindici”, sprecando così energie preziose che gli consentirebbero di essere lucido nei momenti più delicati del match. Medvedev mette nel carniere i primi due set e Nadal può solo rimpiangere le occasioni avute, specialmente nel secondo parziale.

Nel terzo set ci si aspetta da un momento all’altro che Rafa crolli definitivamente. Troppi errori grossolani fanno da contraltare a prodezze circensi per smuovere il punteggio. Sul 3-2 Medvedev si porta 0-40 sul servizio dell’avversario e la capitolazione sembra inevitabile. Forse il vincitore dell’ultimo US Open assaporava già la vittoria. Di certo Nadal non si sentiva ancora pronto per la doccia: cambia tattica e, punto dopo punto, rimonta e vince il terzo set. A suon di smorzate e alchimie tattiche appaia poi Medvedev quando l’orologio a bordo campo ha già superato le quattro ore di gioco. Nel quinto set può davvero succedere di tutto. Rafa salta e corre per il campo come se la partita fosse appena iniziata mentre Medvedev si trascina faticosamente e si aggrappa disperatamente al servizio. La partita è in mano a Nadal, che tarda a chiuderla quando ne ha l’opportunità sul 5-3, ma si capisce che è solo questione di tempo. Sul cinque pari l’ormai esausto russo si consegna al paladino Nadal e si rassegna alla seconda sconfitta consecutiva in finale in Australia.

Con questo successo Rafael Nadal si issa, per la prima volta in perfetta solitudine, in vetta alla classifica dei plurivincitori slam: 21 titoli complessivi, uno più di Federer e Djokovic, sette più di Pete Sampras. Ha vinto almeno due volte ciascuno dei quattro tornei principali, affiancando in questa speciale statistica Novak Djokovic, Roy Emerson e Rod Laver. Durante la cerimonia di premiazione ha ricordato come, nello spazio di poche settimane, sia passato dal probabile ritiro ad un nuovo trionfo slam. Inimitabile e leggendario Rafa!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *