Pandemia, guerra e cambiamento climatico rappresentano i temi che tengono banco nel dibattito pubblico ma nel nostro paese esiste, da tempo, un’altra emergenza che il cittadino sembra sottovalutare.

Il nostro sistema politico si trova, infatti, nel pieno di una crisi di rappresentanza che rischia di dare il colpo di grazia ai partiti i quali, non dimentichiamolo, hanno il compito di esercitare quella funzione di filtro e di interposizione tra società e istituzioni attraverso la quale si realizza la sovranità popolare.

Per questa ragione, senza i partiti non sarebbe possibile neppure concepire la democrazia rappresentativa la quale, per funzionare, ha bisogno di un’assemblea di parlamentari eletti dai cittadini il cui voto, come recita la Costituzione (art. 48), deve essere “personale, uguale, libero e segreto”.

Uno dei problemi che ogni sistema politico è chiamato a risolvere consiste nelle modalità con cui i voti dei cittadini si traducono in seggi. Il compito di risolvere questo problema spetta alla legge elettorale che rappresenta una delle leggi più controverse per l’intrinseca capacità di dare forma ad un sistema politico nonché di determinare le carriere dei membri dell’intera classe politica.

A seconda della legge elettorale, il cittadino può scegliere i parlamentari in tre modi: a) con i collegi plurinominali, esprimendo un’unica preferenza all’interno di una lista di candidati (sistema proporzionale); b) con i collegi uninominali, determinando con il suo voto l’aggiudicazione del seggio unico attribuito al collegio (sistema maggioritario); c) attraverso le cosiddette “liste bloccate”.

Nei primi due sistemi, il cittadino è in grado di esprimere liberamente il proprio voto indirizzandolo a favore del soggetto da cui intende essere rappresentato; nel sistema delle liste bloccate, di contro, i candidati sono collocati all’interno di una lista stilata dalle segreterie nazionali che si arrogano il potere di determinare ex ante i soggetti destinati a ricoprire il seggio parlamentare sulla base dei voti tributati al solo partito: praticamente, l’elettore può votare la lista ma gli viene inibito di votare il candidato.

Questo sistema consente alle segreterie di controllare il comportamento degli eletti che, in questo modo, rispondono del loro operato solo agli oligarchi di partito che li hanno prescelti.

Inutile dire che si tratta di un’aberrazione, fondata su una invereconda cooptazione, che ha contribuito non poco al decadimento sia del costume politico che della caratura del ceto politico che, non a caso, si compone prevalentemente di modesti yesmen, di anonimi cacicchi, di insignificanti carneadi in livrea.

Da tempo immemorabile, tutte le leggi elettorali che si sono succedute nel nostro paese (“Porcellum”, “Italicum” e “Rosatellum”) hanno imposto le liste bloccate con il sostanziale avallo della Corte costituzionale che non è mai giunta ad una bocciatura perentoria del sistema consentendone, di fatto, la conservazione con il pretesto che ne sarebbero sortiti governi più stabili.

In verità, il fatto che le liste bloccate non siano mai state oggetto di una netta pronuncia di incostituzionalità, non deve indurre a sottovalutare la necessità di restituire agli elettori piena libertà di scelta, sia in ordine alla lista che ai candidati, tenuto conto, altresì, che confiscare al cittadino il diritto di scegliere i parlamentari finisce per svilire anche la portata precettiva dell’art. 67 Cost. (“Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”).

Qualunque giurista sarebbe in grado di illustrare le peculiarità del mandato politico conferito ai membri delle Camere che, per la sua indole, non è assimilabile al comune mandato giuridico (si ponga mente al mandato conferito ad un avvocato o ad un’agenzia immobiliare): una volta eletto, infatti, il parlamentare non risponde al suo elettorato ma all’intera Nazione per cui, per l’intera durata della legislatura, il suo mandato risulta irrevocabile.

Per questa ragione, l’unica sanzione che gli elettori possono adottare nei confronti degli eletti, ove questi avessero disatteso gli impegni elettorali, è di non ri-votarli alle elezioni successive.

Bene, con le liste bloccate è stato definitivamente sottratto agli elettori anche il diritto di sanzionare i parlamentari i quali, non a caso, grazie a questa sostanziale irresponsabilità, nelle ultime legislature hanno dato vita ad una immonda transumanza saltabeccando da un partito all’altro (nella legislatura in corso, sono circa 300 i parlamentari che hanno cambiato casacca, anche più volte).

Inutile nasconderlo, nelle liste bloccate esiste una componente truffaldina che non può più essere sottaciuta ma tutti i partiti volgono lo sguardo altrove fingendo di non vedere.

Come diceva Ennio Flaiano, la situazione politica in Italia è grave ma non è seria. 

                                         

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