Sull’epoca in cui fu eretto il castello non è stato possibile avere dei dati precisi. Certamente ai tempi di Berengario esso doveva esistere, poichè si è potuto assodare che verso il 920 i Canonici di San Giovanni in Monza ne furono i possessori. In seguito poi, per le vicissitudini politiche, il Feudo di Monguzzo verso il 1200, passò nella mani della Camera Ducale.

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Nel 1383 il castello venne donato dal Duca Gian Galeazzo Visconti al suo affezionato Conte Jacopo Dal Verme, uno dei più celebri condottieri di quell’epoca. Nell’atto di cessione viene segnalato: il castello e i beni di Monguzzo furono donati a Jacopo Dal Verme a contemplazione dei servigi prestati da esso Jacopo, capitano generale delle armi di Barnabò e Galeazzo, in varie occorrenze di guerra”. Successivamente il castello passò ai suoi figli e, nel 1400, quando la famiglia venne perseguitata da Ludovico Il Moro, Monguzzo, con la Pieve d’Incino, toccò a Giovanni Bentivoglio Signore di Bologna: questo accadeva nel 1486. Il castello rimase ai Bentivoglio sino al 1527 quando venne occupato con la forza da Gian Giacomo de Medici, detto “il medeghino”. Caduto il Medici il castello torno di proprietà dei Bentivoglio e, nel 1564, Ermes Bentivoglio vendette il feudo con il relativo castello al Marchese Gabriele Ferranti Novati. Cent’anni dopo parte della tenuta di Monguzzo passò alla casa Rosales che ne divennero definitivi proprietari nel 1751.

Il castello ebbe pure una parte notevole durante il periodo dei Carbonari poiché Gaspare Rosales, amico di Mazzini e ardente patriota, utilizzò le mura del castello come luogo di riunione e di rifugio per numerosi incontri patriottici. Si racconta che, dopo l’arresto di Pellico, Maroncelli e Confalonieri, la polizia austriaca ebbe sentore che nel castello si trovassero documenti compromettenti legati alla Giovane Italia ma, quando questi giunsero tra le mura del castello non trovarono che delle ceneri fumanti. Il castello fu poi acquistato dal conte Sebastiano Mondolfi e poi alla sua erede la nobildonna Enrichetta Lodigiani e al cavalier Ferruccio Benocci che seppero trasformare il castello ed il parco in una nobile residenza estiva.

Oggi la rocca di Monguzzo è di proprietà dei Fatebenefratelli. Particolarmente importanti e belli sono i locali interni con il salone d’onore e il cortile interno di forma rettangolare con i ballatoi in legno e le mura affrescate dal pittore Magni di Milano. Le raffigurazioni presenti nel cortile sono diverse, nella parte alta vi sono raffigurati i lavoro come la raccolta dell’uva e la trasformazione in vino

“IL MEDEGHINO” SIGNORE DELLA BRIANZA OCCUPO IL CASTELLO”

Gian Giacomo de Medici, detto Il Medeghino, nacque a Milano nel 1495 ed il contesto storico in cui si inserisce ilo nostro personaggio è quello delle lotte tra francesi e spagnoli ed è un periodo durissimo per le terre milanesi. Gian Giacomo sfruttò questo periodo di instabilità politica per crearsi un suo piccolo regno: prima nei territori dell’alto Lario poi in Brianza sino a concludere la sua vita come capitano di ventura al servizio della corona spagnola. Quasi trentenne, lasciata Milano, si impadronì con uno strattagemma del castello di Musso. Egli restaurò le mura del castello, scavò fossati nella parte verso il monte, fornì il castello di artiglieria, fortificò anche il porto e si creò una flotta che divenne il terrore del lago di Como. Numerosi sono i fatti che lo videro protagonista nella conquista del territorio del lago: Chiavenna, Bellagio, Lecco e Morbegno furono teatro delle sue scorribande e il suo nome e le sue gesta ben presto divennero leggenda. Dopo la conquista del lago decise di allargare i suoi confini nel triangolo lariano e nella Brianza. Inizialmente scelse il castello di Castelmarte come sede della sua guarnigione ma poi, ritrovandolo poco adatto e troppo spartano, decise di scegliere il castello di Monguzzo come base d’azione.

Scacciò il suo legittimo proprietario Bentivoglio e si stabilì nel castello compiendo con i suoi soldati di ventura sequestri ed azioni di brigantaggio, mettendo a ferro e fuoco tutta la zona briantea. La sua scomoda presenza e le sue imprese devastanti divennero talmente intollerabili che, nel 1531, venne dichiarato dal Duca di Milano “personaggio scomodo e ribelle”. Dopo un periodo di guerre e conquiste, con grande capacità politica, comprese che non valeva più la pena di continuare una campagna militare e, chiese di sottoscrivere un accordo vantaggioso con il Duca Francesco e, il 21 febbraio 1532, gli fu accordato il marchesato di Melegnano oltre a 35 scudi d’oro in cambio del suo abbandono delle terre brianzole. Morì l’otto novembre 1555 ed il suo corpo ancor oggi riposa nel più imponente e bel sepolcro del duomo di Milano voluto dal fratello Papa Pio IV che incaricò lo scultore Leone Leoni della sua realizzazione. La sua immagine bronzea, in abiti militari, domina ancor oggi l’imponente mausoleo.

A cura del gruppo “La Martesana”

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