Il Centro studio dell’area Relazioni Istituzionali di Cna Lombardia indica la propria ricetta per affrontare la ricostruzione economica e sociale post covid-19. Secondo Cna Lombardia é necessaria un’azione di Europa e Governi per determinare una vera e propria discontinuità rispetto alle regole del mercato degli ultimi 30 anni: la globalizzazione finanziaria ed economica, senza mediazioni e senza filtri e con regole spesso determinate dagli stessi controllati, è alla seconda grave crisi nell’arco di un decennio; una crisi esogena di matrice sanitaria, quella attuale, ma alla quale i meccanismi del mercato globale, sprovvisti di redini politiche, non sono in grado di rispondere in modo autonomo. Ḗ necessario avviare una fase in cui, alle soluzioni congiunturali di cui già si sta discutendo, occorre affiancare soluzioni strutturali avviando una riflessione su soggetti di governo ed impulso ad oggi marginalizzati: lo Stato (a tutti i livelli); il pubblico in primis, naturalmente a partire da un’Europa a trazione più equilibrata, non solo mitteleuropea, ma anche mediterranea.

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“Non si possono acriticamente seguire alcune voci pur autorevoli” afferma Stefano Binda segretario generale di CNA Lombardia “che si augurano di ripartire come se niente fosse accaduto: bisogna riflettere sui cambiamenti da operare al sistema e, a questo proposito, sarebbe un errore escludere una trasformazione di Cassa Depositi e Prestiti in un organismo di intelligente e selettiva partecipazione pubblica ad alcuni asset o filiere di sviluppo del Paese, utile anche ad alimentare la domanda e a contestualmente promuovere, anche in chiave evolutiva, il tessuto delle micro e piccole imprese

Secondo Cna occorre avviare una riflessione sulla governance del mondo del credito, a questo proposito è molto interessante la proposta avanzata su Repubblica da Tito Boeri rispetto alla possibile mobilitazione di 40 miliardi di risorse delle Fondazioni bancarie e contestualmente a livello globale e macro-regionale, andrebbe messa in campo un’azione di tutela forte del modello di impresa e proprietà diffuse, più flessibili, più adeguate alla distribuzione della ricchezza, all’inclusione sociale, alla difesa dei ceti medi: il modello che ha teso all’economia di scala a tutti costi e alla concentrazione finanziaria delle funzioni economiche, parrebbe andare in crisi con un’eccessiva facilità: il modello della filiera territoriale deve rimanere al centro del modello economico. Occorre pensare a premiare le imprese che restano e ricollocano la loro produzione in Italia e che esaltano il modello della filiera.

La ricostruzione “secondo Cna ”dovrà basarsi su un ripensamento profondo dei vincoli burocratico-amministrativi, pensare alla autocertificazione e controlli ex post, con una riflessione immediata che si impone sull’applicazione del Codice degli Appalti Valorizzando l’impresa del territorio come valore aggiunto. A livello europeo e nazionale bisogna mettere in campo poderosi investimenti infrastrutturali, che possono alimentare sia le grandi sia una rete di micro e piccole opere con lo sblocco della finanza locale: sostenibilità, riassetto idro-geologico, riqualificazione periferie e piccoli borghi, opportunità di crescita qualitativa e lavoro per le piccole imprese. Tra i cambiamenti di sistema ipotizzati da Cna anche un serio investimento sulla “cittadinanza digitale” come premessa infrastrutturale sulla banda larga per permettere a tutte le imprese di gestire con efficienza nuovi modelli organizzativi. La funzione economica e sociale dell’artigianato e delle piccole imprese dovrà tradursi anche nel suo peso politico nelle scelte del Paese a sostegno di un grande piano di ricostruzione comunitario basato sull’emissione di Eurobond: quindi, un vero e proprio debito europeo, su cui ad oggi chiaramente manca un consenso politico intergovernativo

L’alternativa alla sordità europea, sarebbe un grande piano di ricostruzione nazionale basato sull’emissione di titoli pubblici italiani a lunghissima scadenza e basato sulla fiducia: esenti da ogni imposta, presente e futura. Alcune le proposte di Cna che si potrebbero da attuare subito: garantire procedure di accesso al credito immediate con finanziamenti anche di media/piccola taglia da restituire nel medio/lungo periodo ( 5/10 anni di ammortamento), sbloccare i pagamenti che la pubblica amministrazione ha nei confronti delle imprese. Sono soldi dovuti, non una richiesta di favore; soldi in mano alle imprese, ai lavoratori autonomi e ai professionisti con partita iva: innalzare il tetto dei 600 euro (in Francia al momento vengono garantiti 1.500 euro) e prevedere un importo forfetario a fondo perduto da erogare sul conto corrente delle imprese. I danni economici conseguenti al blocco quasi totale delle attività devono essere ripristinati con meccanismi totalmente diversi dall’ordinarietà uscire dal solco tracciato e avere la capacità di agire sui vecchi paradigmi modellandone di nuovi. L’attuale crisi viene definita dagli economisti “simmetrica” e colpisce ovunque e non dipende alla qualità dei bilanci pubblici o privati. Molti grandi pensatori e studiosi economici del nostro tempo, a cominciare da Mario Draghi, riflettono sulla necessità di dover immettere liquidità nelle tasche delle persone e delle piccole imprese, vero tessuto connettivo della nostra società. E’ dunque indispensabile che la CNA adotti questo pensiero laterale, da combinare alle altre misure sopra citate, e proponga con forza questa misura che potrà incidere sia sugli aspetti concreti legati alla sussistenza dell’impresa, ma anche sugli aspetti psicologici dell’imprenditore. Congelare immediatamente il rating bancario per il periodo marzo-dicembre 2020 per tutte le aziende; trasformare immediatamente le linee di credito autoliquidante (es. anticipi su fatture) in linee di cassa (conto corrente). Aumentare immediatamente le linee di credito in essere nella misura del 50%, a tassi agevolati, anche con utilizzo del fondo di garanzia PMI. Rendere puntualmente disponibili i crediti d’imposta ceduti per eco e sismabonus, generati da interventi realizzati nel periodo precedente, per non mandare in sofferenza le imprese del comparto impianti/costruzioni

Costituire e attivare una grande leva di garanzia pubblica per promuovere, tramite gli istituti di credito, i confidi, cassa depositi e prestiti, l’erogazione di immediata liquidità di piccolo taglio (es. 30 mila euro con restituzione a 10/20 anni) a interessi ridottissimi. Sospensione temporanea del DURC e revisione strutturale dei criteri di Basilea 3 per l’erogazione del credito bancario

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