Abbiamo chiesto ad amici, parenti e conoscenti che non vivono in Italia di raccontarci come viene vissuta la pandemia nei paesi in cui risiedono o lavorano. Questo il racconto della nostra lettrice che vive e lavora vicino a Lisbona: Federica.

Annunci

“Era inizio Marzo quando la situazione in Italia ha iniziato a precipitare. Io ero di passaggio a Milano per un breve pit-stop familiare, prima del mio rientro programmato in Portogallo pochi giorni dopo.

Il 7 Marzo angoscianti notiziari ci informano da ogni rete che la Lombardia è diventata zona rossa e che gli spostamenti sono vietati a partire da mezzanotte. Poco è chiaro, non c’è ancora un decreto ufficiale. Quel giorno c’è stato l’esodo verso il sud che ha fatto tanto parlare. E’ stato come essere catapultati in una realtà parallela, in cui nessuna libertà è più data per scontata.

La mattina dopo avrei avuto il volo di rientro su Lisbona, prenotato mesi prima.
È l’8 Marzo, vado comunque in aeroporto, ho un lavoro a cui tornare e ho davvero paura che non mi lascino partire.

C’è un silenzio inquietante a Malpensa e la palpabile consapevolezza che tutti potremmo essere rimandati a casa da un momento all’altro. Cerchiamo di fare poco rumore, di essere diligenti ai controlli di sicurezza, quasi sperando che nessuno si accorga che stiamo sgattaiolando via dal Paese.

Mi imbarcano per Lisbona, ci sono solo 10 i passeggeri sul mio volo, e riesco a rientrare in Portogallo. Qui la vita è come l’avevo lasciata, sono io quella di cui hanno paura perché sono appena tornata dall’Italia, ma tra loro i portoghesi si comportano normalmente, rilassati come sempre. Sembra un altro mondo rispetto a quello che mi sono appena lasciata alle spalle in Lombardia.

Ancora per poco.

Dopo circa una settimana anche qui dichiarano lo stato di emergenza, nonostante i casi siano solo circa un centinaio nell’intero Stato.

Il presidente del consiglio ed il primo ministro si rivolgono alla popolazione più volte, con calma e risoluta determinazione, fanno appello al senso civico di ognuno di noi. Non trapela agitazione,

la strategia scelta dal governo è percepita come ponderata, necessaria e responsabile .

Le scuole sono chiuse, il confinamento in casa è obbligatorio solo per i soggetti a rischio, anziani e pazienti con sintomatologia respiratoria. Mentre il resto della popolazione può uscire per una serie di attività, tra le quali il lavoro, lo sport e ‘la fruizione di momenti all’aria aperta’, con o senza bambini e cani. Obbligatorio mantenere la distanza di 1 metro e indossare la mascherina chirurgica che abbiamo ricevuto tutti a casa per posta.

Qui una corsa sul lungomare è assolutamente consentita e per niente mal vista.

Hanno chiuso le spiagge e vietato il surf, ma anche qui ci sono sempre quelli che sono troppo furbi per seguire le regole… ed è così che il surfista irrispettoso diventa l’equivalente del runner tanto odiato in Italia.

Nel paese dove vivo si parla di tutti gli amici che hanno perso il lavoro, di quanti surfisti hanno multato e dell’apparentemente insolito numero di pesci e cetacei trovati spiaggiati. L’opinione pubblica conteggia le ingenti perdite legate al turismo e ipotizza i tempi di ripresa, ma non ci sono grosse polemiche.

Non si sente parlare molto degli ospedali e io, che ho una formazione sanitaria, per curiosità decido di guardare quanti posti di terapia intensiva ha il Portogallo rispetto all’Italia, sono davvero pochi e gli anziani sono davvero tanti qui. La situazione mi preoccupa, se il contagio dovesse raggiungere i numeri dell’Italia sarebbe un disastro. Mi chiudo in casa anch’io.

E invece per fortuna o per cause ancora poco chiare è andata bene, fino ad ora. Dallo scorso lunedì 4 Maggio è stato ritirato lo stato di emergenza, siamo in stato di calamità. Le spiagge sono riaperte, il surf è permesso e si vedono molte più persone in giro. I portoghesi restano intransigenti sul rispetto delle misure di sicurezza e sull’utilizzo della mascherina.

La maggior parte delle strutture turistiche e dei ristoranti restano chiusi e ci sono incognite enormi su quando e come l’economia riuscirà a ripartire.

L’unica certezza rimane il potere calmante che ha il profumo del mare.”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *