Consapevoli del fatto che in una situazione straordinaria come quella che stiamo vivendo non è semplice prendere decisioni e adottare provvedimenti, tuttavia vorremmo anche noi del circolo PD di Erba fare una riflessione e qualche osservazione, soprattutto sull’ipotesi di spostamento del mercato in altra sede quando si metteranno in cantiere i lavori per il restauro del portico.

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L’emergenza Covid con la temporanea sospensione del mercato e la decisione dell’Amministrazione di restaurare il portico hanno portato all’attenzione anche dell’opinione pubblica il tema della collocazione del mercato di Erba, che è il più importante del circondario e vede l’affluenza di centinaia di avventori anche dai Comuni circostanti.

Agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso, in occasione del rifacimento della piazza, si è spostato il mercato a Lariofiere, ma la soluzione si è rivelata fallimentare perché i commercianti, che comunque erano contrari, hanno registrato allora un sensibile calo degli introiti. Perché? Per motivi pratici e sentimentali da non sottovalutare: la gente riconosce come luogo preposto non un anonimo piazzale/parcheggio, ma la piazza dove, oltre alle bancarelle, trova esercizi commerciali, la farmacia e la chiesa e molti erbesi possono recarsi a piedi.

Vi sono anche non trascurabili motivi storici, legati alle nostre più antiche tradizioni che si sono tramandate fino a noi. Il mercato ha origine medievale, anche se i primi documenti che lo citano risalgono al Quattrocento, e fin da allora si teneva esattamente dove e quando lo si allestisce oggi: di giovedì, nell’allora Comune di Incino, sul sito dell’attuale piazza nei pressi della chiesa plebana di S. Eufemia, che è sempre stato prato pubblico.

Sospeso dalla metà del Cinquecento, ma comunque ufficiosamente attivo, il mercato del giovedì è stato ufficialmente ripristinato sulla piazza dell’allora Comune di Incino nel 1801, con la costruzione di un doppio portico, abbattuto nel 1937, a cui nel 1828 si è affiancato l’attuale portico, un manufatto storico che, fortunatamente si è ben conservato anche perché costituiva il cuore commerciale del paese e dei dintorni.

Il portico, oltre al tradizionale mercato, ha anche ospitato dalla metà dell’Ottocento alla metà del Novecento ben tre fiere del bestiame ed è stato il centro commerciale della città per secoli tanto che la stazione ferroviaria costruita nel 1879 è stata collocata per esplicita richiesta proprio nei pressi della piazza del mercato, nell’odierna via XXV Aprile (dietro palazzo con negozio di abbigliamento Corbetta) per agevolare lo spostamento di merci e persone e il Comune di Incino ha attuato un importante piano per adeguare la viabilità alle nuove esigenze. L’attuale via Volta, allora via Molgora, è stata aperta proprio per collegare la stazione alla piazza del marcato.

Senza tema di essere smentiti possiamo dichiarare il mercato e la sua piazza luoghi della memoria, tanto che nessun erbese, per nominarla, utilizza la toponomastica ufficiale di piazza Vittorio Veneto, ma parla di piazza mercato.

Finita l’emergenza sanitaria per la quale si è trovata la soluzione dell’allestimento alternato della metà delle bancarelle, si dovrà risolvere il problema della sua sistemazione durante i lavori per il restauro del portico, operazione che riscuote la nostra approvazione perché persegue l’intento di conservare nelle sue forme originali un manufatto storico tanto caro agli Erbesi.

Innanzi tutto riteniamo necessario che la soluzione venga adottata in accordo con i commercianti ambulanti, che sono già stati economicamente danneggiati dall’emergenza in atto. Ci auguriamo anche che si possa studiare un modo per poter mantenere il mercato nella zona centrale in attesa che, a lavori ultimati, torni ad essere collocato nel luogo da sempre a lui preposto: la sua piazza.

Il Circolo PD di Erba

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