In questi giorni circola sui social un video nel quale si vede una donna (probabilmente una collaboratrice) comunicare al Presidente Putin che “le farmacie russe hanno raddoppiato il prezzo delle mascherine”. Con la fiera mutria del despota, in modo serafico, Putin esclama: “non fatele più lavorare!”. Il fatto che questo video sia diventato virale e che, dopo settimane, continui ancora a circolare, induce a pensare che una larga parte di utenti abbia accolto con favore il piglio con cui il leader russo dispone la repentina chiusura delle farmacie “profittatrici”.

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Questo episodio riassume efficacemente lo “spirito del tempo” e il clima culturale che si respira, oggi, in Italia sul quale sarebbe opportuno riflettere al fine di capire i grandi mutamenti identitari in corso. In verità, si tratta di un processo che sarebbe riduttivo e fuorviante circoscrivere al nostro paese visto che si sta modificando “ab imis fundamentis”, nei suoi recessi più profondi, il sistema di valori dell’intero Occidente: tutto ciò, con l’avallo silente delle classi dirigenti che, in modo inaspettato, sembrano gradire questa inedita traiettoria della Storia. Stiamo assistendo, in modo del tutto imprevedibile, ad un inatteso cambio di paradigma, all’abbandono della tradizionale cosmogonia che ha visto nei valori della democrazia l’architrave del pensiero occidentale: del pensiero giuridico, economico, scientifico e umanistico. Stiamo assistendo ad una lenta liquefazione dei principi fondativi della democrazia liberale la quale, non dimentichiamo, solo fino a un decennio fa appariva l’approdo definitivo del processo di emancipazione dei popoli dalle nequizie dei totalitarismi.

Le simpatie di una larga parte dell’opinione pubblica per alcune autocrazie (Russia e Cina) rappresentano la prova inequivocabile di una sorta di “stanco disincanto” delle masse nei confronti della democrazia parlamentare. Il cittadino occidentale, che un tempo vedeva nei partiti il nerbo irrinunciabile di una democrazia, sembra non nutrire più alcuna fiducia nella rappresentanza. Se riflettiamo, qualcosa di simile è già accaduto nel nostro paese: pensiamo agli anni successivi alla stagione del terrorismo che il dibattito pubblico definì, talora in modo sprezzante, come gli anni del “riflusso”. Nell’immaginario collettivo del paese, il riflusso degli anni Ottanta rappresentò la fine della militanza, delle sbornie ideologiche del decennio precedente e di ogni sorta di escatologia rivoluzionaria, di destra e di sinistra.

Sia pure depurato di tutta la carica ideologica di quel periodo, il clima odierno evoca il medesimo sentimento di ostilità verso i partiti e verso la politica “tout court”. Anche oggi, come allora, assistiamo al desolante “svuotamento dell’agorà” che vede il cittadino abbandonare ogni velleità partecipativa e ripiegare nella propria sfera privata che la politica non è più in grado di interpretare.

Il mercato globale e il crescente strapotere della finanza hanno provocato una lenta erosione della sovranità degli Stati che ha costretto il cittadino a ritenere sempre più marginale il peso delle assemblee elettive e, quindi, del proprio voto. Da questo senso di impotenza scaturisce la volontà di ridare forza allo Stato attraverso la creazione di una leadership, forte e autorevole, in grado di “decidere” e risolvere con tempismo i problemi del cittadino senza dover fare i conti con le “solite” pastoie parlamentaristiche. In questa tendenza sotterranea delle società occidentali ha preso corpo la poderosa ascesa delle forze populiste che imputano alla cronica fragilità delle democrazie la causa del crescente impoverimento del corpo sociale che gli stati democratici non hanno saputo preservare dagli effetti della globalizzazione. Benché ci sia qualcosa di “sinistro”, c’è una frase di Putin che rischia di diventare lo stigma di questo momento storico che sembra segnare la fine della modernità e l’inatteso ripiegamento della Storia verso modelli che ritenevamo superati: “L’idea liberale ha ormai esaurito il suo compito perché i suoi principi non sono realistici, come il multiculturalismo e l’accoglienza senza regole dei migranti”.

Ora si possono capire le ragioni per cui quel video continua a circolare..

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