Nell’antico comune di Villalbese (oggi Albese e Albavilla) a ridosso della parte montuosa, sono da sempre esistite delle costruzioni per lo più rurali , al cui interno celano una particolarità che le ha rese nel tempo famose anche oltre il confine del piccolo antico borgo rurale.

Si tratta di antri dal tipico aspetto “ a volta “ al cui fondo sono presenti delle “ arie “ che, scaturenti dal ceppo roccioso , conferiscono agli ambienti un microclima caratterizzato da costanza di temperatura ed umidità nel corso dell’ intero susseguirsi delle stagioni. Stiamo parlando dei “crotti”

Attorno a questi “sfiati del monte” sono sorte delle antiche osterie (unici centri di aggregazione per quei tempi oltre alla Chiesa) di cui oggi si conserva vivo il ricordo, per lo più nella memoria degli anziani, che ancora rivivono le discussioni e le non sempre bonarie conclusioni di estenuanti tenzoni a tresette , scopa o alla ben più litigiosa morra.

Il condimento e innesco di tali tenzoni era spesso da ricercarsi nei quartini di troppo, tracannati di “pincianèll o regètt“ appena spillato dalla botte personale custodita nel “crotto”, vero e proprio “ Santa Santorum” del vino locale .

Questo vinello , prodotto per lo più da uve locali quali il “Clinton“ e “l’uva americana“ seppur di modeste pretese, in confronto a ben più blasonati vini attuali, a causa della freschezza che gli era attribuita dalla conservazione nel crotto era estremamente gradevole, nonostante la sua asprezza, veniva bevuto in quantità esagerate il che lo rendeva artefice di accese serate che non finivano solo con innocue sbornie, ma spesso si concludevano con duelli rusticani a colpi di “fulcinètt.

La cultura del Crotto , nonostante le episodiche degenerazioni , è comunque restata per secoli il principale collante di una circoscritta comunità contadina quotidianamente piegata dal gravoso lavoro su una terra non sempre benevola e che trovava nel giorno di festa l’unico momento per stare insieme.

La sociologia del Crotto è quindi un punto centrale nella storia del paese e la gradevolezza del clima e delle vivande che in esso erano dispensate erano certo un oasi di pace nel duro vivere quotidiano.

Si è precedentemente ricordato come nel crotto avveniva la conservazione , ma spesso anche la lavorazione, del vino prodotto in loco, ma in esso trovavano l’habitat ideale di maturazione anche i formaggini locali , per lo più derivati da latte caprino mischiato con quello vaccino, ma anche, la bassa temperatura che lo caratterizza , favoriva la conservazione di prodotti orto-frutticoli allora di rigorosa produzione locale .

Sinteticamente riconosciuto l’importante ruolo rivestito dal “Crotto” nella comunità di Villalbese è forse interessante ora cercare di capire le ragioni per cui nel ristretto areale delle basse pendici montuose alle spalle del nucleo abitato sono così presenti questi particolari luoghi di aggregazione .

Come nasce il Crotto.

Il Crotto è in realtà una grotta che si apre nelle pendici del monte e che , per i particolari fenomeni legati alla evoluzione carsica del rilievo, ha la caratteristica di garantire costanza di condizioni climatiche agli ambienti.

La montagna di Albavilla che dal nucleo storico di Villalese ( qt.430m.S.l.m ) si eleva a settentrione sino al gruppo del Mte Bolettone ( qt.1321m S.l.m.) è un tipico rilievo calcareo caratterizzato da un notevole sviluppo del carsismo che si manifesta nelle presenza, nelle viscere del monte stesso, di un intricato groviglio di cavità tra loro intersecatesi a costituire una fitta ragnatela di cunicoli, delle più svariate dimensioni, da millimetriche a diversi metri di apertura, entro cui scorrono le acque che si infiltrano dalla superficie del terreno verso le porzioni più profonde del monte .

Il carsismo che con il passare dei millenni riduce l’interno dei monti come un blocco di gruviera traforato da gallerie e fessure intercomunicanti, si sviluppa particolarmente nei massicci calcarei, quali sono le prealpi albavillesi, a motivo della solubilità della roccia calcarea, costituita principalmente da Sali di Calcio (Ca Co3) che, se attraversata da acqua acidulata, anche solo per la presenza in essa di anidride carbonica ( Co2 ), viene disciolta consentendo quindi l’ampliamento di originarie fessure presenti nell’ ammasso roccioso sino a creare delle ampie cavità che vengono normalmente denominate grotte . I cunicoli sotterranei prodotti ad opera del carsismo nella compagine calcarea sono generalmente occupate dalle acque di infiltrazione nelle porzioni più profonde del complesso carsico (Zona freatica) mentre nelle porzioni superiori del rilievo alle acque si accompagnano nei condotti, anche ingenti volumi di aria ( Zona vedosa ) che possono occupare interamente le cavità o accompagnarsi alle acque nei condotti “ attivi “ .

Il Soffio della Terra

Precedentemente si è detto come il nucleo storico di Villalbese sia sviluppato a circa 430 m. S.l.m. e quindi come alle spalle di esso si elevi un complesso montuoso sviluppato per oltre 900 m. di altitudine ; i crotti sono presenti subito alle spalle del paese e, come detto, rappresentano delle aperture di cavità afferenti al complesso carsico del rilievo del Bolettone.

In realtà la posizione altimetrica alla quale si aprono le grotte dei Crotti le fa ricondurre alle porzione basali del complesso carsico come ben evidente in alcune situazioni, come al Crotto degli Alpini, dove dalle grotte scaturiscono delle acque sorgenti. In altre, più ricorrenti, dai cunicoli a cui sono affiancati i locali adibiti a crotto vero e proprio, non vi è l’emersione di acque sotterranee ma si ha in ogni caso una venuta di aria che direttamente fuoriuscente dagli strati rocciosi , raffresca in estate chi ad essa si appressa e viene colpito dal “Soffio della terra”. Sia le acque, che l’aria che fuoriesce dal monte mantengono una generale costanza di temperatura nel corso dell’ anno e trasmettono questa loro caratteristica anche ai locali che ad esse sono stati propri crotti .

Le ragioni che spiegano le pressoché costanti caratteristiche di temperatura di questi locali entro i quali la temperatura è generalmente costante attorno ai 12° – 14° anche quando all’ esterno la temperatura è di diversi gradi sottozero o abbondantemente sopra i 30°, va ricercata nella lunga persistenza delle stesse all’interno dei condotti carsici poco sensibili , essendo sviluppati nel profondo sottosuolo , alle escursioni climatiche esterne .

In particolare è interessante verificare quello che è il meccanismo fondamentale della costanza termometrica dell’aria scaturente nei crotti ; in inverno , quando la temperatura esterna è anche significativa: mentre al di sotto dello zero , l’aria fredda , e quindi pesante , scende nel complesso carsico nelle aperture poste nelle porzione più elevata del gruppo montuoso e man mano precipita verso le aperture dei crotti , alla base del rilievo , si scalda significativamente sì da venire a giorno notevolmente più calda rispetto all’esterno del crotto ; in estate la stessa aria molto calda che entra nelle cavità elevate si raffredda , man mano scende nell’ ammasso roccioso , e diventando pesante arriva a riemergere nel crotto molto più fredda dell’ aria presente all’ esterno.

Il susseguirsi dei fenomeni descritti, come detto, produce una buona costanza nelle caratteristiche di temperatura nei Crotti, addossati alle scaturigini dalla roccia e li rende luoghi particolarmente vocati alla conservazione e maturazione del vino ed alla conservazione , nei vari periodi stagionali , di frutta , verdura e latticini .

E qui si riprende il discorso d’introduzione che evidenziava l’imortanza della cultura dei crotti nella socializzazione di una povera collettività attorno ad al prodotto di un fenomeno naturale tanto semplice quanto magistralmente utilizzato da un’ attenta cultura popolare.

Dr. Flavio Rossini, geologo

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