A monte del piccolo agglomerato di Galbanera, raggiungibile da Via Buco del Piombo, si stacca una stradina per la Trattoria Alpina e la dismessa storica Trattoria dello Zoccolo – la quale vantò storiche presenze tra gli ospiti, come la Regina Margherita alla fine del ‘800.

Dopo il primo tratto cementato si attraversa un ponticello orograficamente importante: si tratta della Val Porta che si origina nei pressi dell’Alpe Turati (La Salute) e segna il confine tra Albavilla ed Erba, nella parte soprastante questo attraversamento. Il torrente a volte in secca ed altre impetuoso scende poi in direzione Boccogna e Prevalle per distendersi infine nella piana di Erba.

Raggiunto a piedi o in auto “Lo Zoccolo” (bellissima vista sui laghi e fin oltre Milano) ci si inoltra nella logica prosecuzione su mulattiera a lato dei resti della famosa pineta, che in 15 minuti porta al bivio per il Buco del Piombo. Malgrado la deviazione comporti una perdita di tempo di circa mezz’ora, se ne consiglia il percorso, pianeggiante in un bosco di castagni, con belle visuali sulla Val Bova e infine sulla parete calcarea verticale che compare all’improvviso, dove esistono brillanti vie di arrampicata ben chiodate ma recentemente cadute un po’ di moda. Un tempo il luogo fu molto visitato per la bellezza della grotta che ha un androne d’ingresso (ben visibile dalla città) molto peculiare – purtroppo l’accesso non è più consentito per le note vicende che hanno visto diverse parti in causa.

Tratto mediano del sentiero

Ritornati indietro al bivio, proseguire in costante salita per altri 15 minuti fino ad un incrocio segnalato chiamato le 4 strade, in quanto una carrareccia ora in rovina e proveniente dalla Trattoria Alpina, prosegue incrociando verso l’Alpe del Viceré. Trascurare questi sentieri e proseguire sulla stradina principale lastricata di bei lastroni calcarei originari per altri 15 minuti circa fino a scorgere una casa sul costone destro; a questo punto e prima di salire ripidamente si noti un piccolo sentiero non segnalato a sinistra inizialmente in leggera discesa. Seguirlo senza mai abbandonarlo per altri 20 minuti mirando al profondo solco dell’alta Val Porta già menzionata raggiungendo, con tratti in salita mai troppo ripidi, un delizioso anfratto roccioso che raccoglie le acque: la località è chiamata Fontana degli uccelli, un tempo frequentata da cercatori di fossili (ammoniti) certamente ancora racchiusi tra queste particolari rocce rossastre antichissime. Nel tratto di bosco attraversato si sarà notata l’assoluta incuria in cui sono lasciate le nostre belle montagne, con numerosi alberi divelti dalle intemperie, abbondante fogliame accumulato pericolosamente sul percorso e possibile innesco di incendi nei periodi invernali siccitosi; la probabile presenza di cinghiali che trovano nelle castagne abbondante nutrimento completa la devastazione.

Nella parte opposta del vallone prosegue un sentiero pianeggiante inizialmente un po’ esposto (fare attenzione) che porta ad una casina nel bosco, oltre la quale il sentiero diventa stradina in salita in senso orario rasentando una zona ancora ben tenuta, per sbucare dopo circa mezz’ora sulla strada asfaltata proveniente da Albavilla. Seguirla o tagliarla fino al secondo e ultimo tornante dove si dirama sulla destra il sentiero Jack Canali (segnalato) che in breve diventa pianeggiante e porta alla storica Alpe ospitante il Viceré d’Italia Eugenio di Beauharnais all’inizio del ‘800 e per il quale furono costruite scuderie accanto al ristorante La Salute, tuttora in completo e deplorevole abbandono così come l’antistante vialone dei pini che rimane solo un bel ricordo per gli anziani.

Da questi ruderi scende una stradina molto frequentata nei giorni festivi dalle bike che con piacevole percorso porta alla bella casa sul costone (Primarosa) e quindi al punto in cui la si è lasciata per inoltrarsi nel bosco. Il giro completo dallo “Zoccolo” comporta circa 3 ore e non è mai faticoso, ovviamente partendo più in basso i tempi si allungano. In conclusione si tratta di una escursione solare ripercorrente tratti che un tempo furono molto apprezzati per la salubrità dell’aria, per i panorami e per le risorse che potevano offrire i boschi, allora ben curati da persone che non disdegnavano la fatica; ora questa la si va cercando a piedi o in bike a causa di una scarsa mobilità nella vita quotidiana ma senza che possa apportare miglioramenti al territorio – che non si vede come possa ritornare al vecchio splendore.

Purtroppo, ancora una volta mi sento in dovere di dedicare queste note ad un conosciuto e forte alpinista di ricerca: Ivo Mozzanica, recentemente scomparso per Covid che, malgrado la provenienza dal Lecchese, abitò nel Comune di Erba e fu frequentatore ed estimatore del nostro territorio, valorizzandone alcuni tratti poco conosciuti nella segnaletica e nella sua professione di guida alpina.

Giovanni Bosisio

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