Chi pensava che il Covid sarebbe stata una semplice influenza, è servito. Dopo quasi due anni di pandemia, dobbiamo arrenderci all’evidenza che il numero crescente dei contagi renderà inevitabile l’adozione di restrizioni sempre più stringenti destinate ad esacerbare ulteriormente gli umori di quella parte del paese che continua ad interpretare la campagna vaccinale come un sopruso e come una indebita intromissione dello Stato nella vita dei cittadini.

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La sensazione è che, nelle prossime settimane, ci toccherà assistere ad una grave escalation di piazze arrabbiate che metterà a dura prova la tenuta democratica delle nostre istituzioni contro le quali è in corso un attacco concentrico di forze animate da pulsioni variegate e contraddittorie nelle quali, come sempre, non mancano quelle di natura ideologica.

Le cronache raccontano che, in questo immane arcipelago dei No Vax, coesistono tutte le forme di negazionismo presenti nella nostra società per le quali il Green pass costituisce il terreno ideale per coagularsi attorno ad un progetto il cui vero obiettivo è la democrazia capitalistica.

Stiamo attenti a non sottovalutare questo profilo perché, da lungo tempo, esistono nelle società occidentali i segnali di una rivolta anti-sistema in cui si incontrano, saldandosi, le forme più disparate di malcontento accomunate da un profondo rancore per le élite.

In quest’ottica, la rivolta anti-sistema e quella contro le élite costituiscono due facce della stessa medaglia che hanno come denominatore comune l’obiettivo di destabilizzare le istituzioni democratiche. Il movimento dei No Vax, pertanto, non può essere liquidato semplicisticamente come una forma di ribellismo grossolano di una masnada di mentecatti anche perché, solo in Italia, i cittadini contrari alla vaccinazione ammonterebbero a circa 7 milioni: quindi, c’è altro.

In verità, non possiamo fingere di ignorare che una parte rilevante dell’opinione pubblica vede con crescente ostilità l’acuirsi di quelle disparità sociali che il mercato globale ha moltiplicato in modo esponenziale.

La globalizzazione ha risvegliato quegli antichi pruriti anti-capitalistici che una certa sinistra radicale, malgrado non disdegni i piaceri della “società opulenta” (“affluent society”, secondo la celebre definizione di J.K. Galbraith), non ha mai espunto dalla propria cultura e dal proprio universo simbolico.

Si tratta di una sinistra fortemente ideologizzata che ha ripudiato i partiti di riferimento con l’accusa di un proditorio “imborghesimento” che li avrebbe condotti ad ignorare il disagio sociale. Questa sinistra continua a vedere nel mercato la causa di tutte le magagne planetarie e, per questa ragione, si è progressivamente ritratta in quello spazio anonimo che chiamiamo astensione. In questo buco nero dell’elettorato, convivono, altresì, tutte quelle forme di nazionalismo che, specialmente in Europa, continuano a proliferare grazie all’insipienza delle classi dirigenti incapaci di spiegare ai cittadini che la nascita dell’Ue deriva dalla necessità di arginare gli “spiriti animali” della globalizzazione.

Gli attacchi alla democrazia capitalistica provengono, pertanto, da questi due radicalismi che non esitano a strumentalizzare le disuguaglianze sociali per sferrare un colpo di maglio, da sinistra, al capitalismo, e da destra, a tutte le entità sovranazionali, come l’Unione europea, alle quali si imputa la perdita di sovranità degli Stati. Quello che chiamiamo populismo non è altro che la capacità, da parte di questi due grandi blocchi ideologici, di cavalcare la rabbia sociale derivante da un impoverimento crescente e da una smisurata concentrazione di ricchezza che neppure il Covid ha saputo scalfire.

La rivolta dei No Vax, pertanto, non può essere derubricata ad una sorta di anarchismo dozzinale di gruppi minoritari che non credono all’efficacia dei vaccini. C’è anche questo e, probabilmente, non si tratta neppure di una parte marginale. Ma, guardando i volti dei leader delle rivolte che si sono succedute in queste settimane, è gioco facile arguire la presenza di una componente ideologica che non ha nulla a che vedere con la bontà dei vaccini.

La rivolta del popolo contro le élite o, che dir si voglia, della società civile contro l’establishment, rappresenta un classico della letteratura che esercita sempre un grande fascino sui poveri del mondo. La povertà, resta questa la vera emergenza del pianeta, prima ancora della pandemia.

P.S. Il titolo è preso da una frase cantata da Antonello Venditti nella canzone “Compagno di scuola” In pratica, nelle piazze dei no vax possono incontrarsi quelli del Leoncavallo e quelli di Casa pound

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