I giudizi sulla guerra vedono l’opinione pubblica italiana dividersi tra putiniani e anti-putiniani. I primi rappresentano un universo variegato in cui coesistono anti-americanismo, sovranismo e complottismo.

Si tratta di un campo che, nelle ultime settimane, si è tradotto in “amicizie” e contiguità spesso singolari, in ogni caso inedite e del tutto inaspettate. L’anti-americanismo ha condotto molti putiniani a ritenere Zelensky una sorta di scherano di Joe Biden. Secondo questa vulgata, gli americani sono guerrafondai per definizione a causa del peso soverchiante dell’industria bellica che, storicamente, finanzia le campagne elettorali sia dei Democratici che dei Repubblicani.

Per questa ragione, gli Usa avrebbero tutto l’interesse ad allungare la durata della guerra. Da tempo immemorabile questa è la solita, stucchevole solfa che la sinistra marxista suole ripetere in tutte le guerre della storia in cui, piaccia o no, gli americani hanno torto a prescindere. Sullo sfondo di questo teorema si scorge, naturalmente, l’irrefrenabile, atavico desiderio di liquidare la Nato malgrado lo stesso Berlinguer, in una celebre intervista rilasciata negli anni Settanta ad Eugenio Scalfari, non avesse esitato a ritenerla un “ombrello protettivo” irrinunciabile per tutti paesi europei.

Si dirà che oggi gli scenari sono diversi, che non c’è più la Guerra Fredda, che il comunismo è caduto e che si è dissolto il pericolo espansionista della ex Unione Sovietica. In realtà, non è così.

La Nato svolge, tuttora, una preziosa funzione difensiva di cui specialmente il nostro paese ha vitale bisogno. La nostra, invero modesta, tradizione militare non è in grado di garantire alcuna sicurezza ad un paese esposto a innumerevoli rischi provenienti da ogni latitudine. Inutile nasconderlo, senza la Nato, il destino del nostro paese sarebbe quello di diventare facile teatro di pressioni costanti da parte di forze straniere e di entità occulte che la nostra classe politica non avrebbe né la forza, né la capacità di arginare (anzi, ci sarebbe da paventarne la facile arrendevolezza..).

La posizione geopolitica del nostro paese risulta troppo appetibile perchè si possa pensare ad un’ Italia in grado di rinunciare alla Nato. Chi pensa ad una simile ipotesi dimostra solo candore o malafede: tertium non datur.

Come si diceva all’esordio, nella nutrita genìa dei putiniani figurano i sovranisti i quali considerano Zalensky l’unico, vero responsabile della guerra a causa della sua pretesa di condurre l’Ucraina nell’orbita della Nato e dell’U.e. che ha scatenato le “comprensibili” ire di Putin. L’invasione dell’Ucraina, pertanto, è una sorta di “guerra difensiva” con la quale la Russia punta a blindare i propri confini rompendo l’accerchiamento della Nato.

In quest’ottica, i massacri di Bucha e della stazione di Kramatorsk rappresenterebbero gli “effetti collaterali” di una escaltion determinata dalla mancata resa del governo ucraino che sta costringendo lo zar ad inasprire un conflitto che, senza Zelensky, potrebbe cessare in poche ore.

Una delle armi utilizzate dai sovranisti per giustificare questa teoria consiste nel citare la vulnerabiità dell’economia occidentale che non sarebbe in grado di reggere il peso delle sanzioni inflitte alla Russia.

Si tratta di un argomento che risulta fortemente suggestivo perché, facendo tabula rasa di ogni altra considerazione etica e politica, tende a privilegiare l’importanza degli “interessi concreti” del cittadino. Basterebbe sfogliare le pagine di alcune testate per verificarlo. I veri nemici dei sovranisti restano l’Europa, gli Usa, papa Francesco e, naturalmente Zelensky ai quali occorre imputare la crisi economica che sta per abbattersi in Occidente.

Naturalmente, questa sorta di aporìa finisce per salvare solo Putin al quale si vorrebbe consentire di annettersi l’Ucraina così come è avvenuto in passato con la Cecenia, la Georgia e la Crimea. Risulta del tutto inutile rammentare ai sovranisti il precedente di Hitler, l’Anschluss, Danzica e la codardia degli alleati che non mossero un dito per paura della guerra.

Evidentemente, come diceva Manzoni, “la storia insegna che la storia non insegna nulla”. Lo dimostra anche l’esistenza di quella falange di complottisti putiniani che, avvezzi a crearsi sempre un nemico, finiscono per scorgerlo sempre tra i ricchi miliardari che governano il pianeta, fatta eccezione, naturalmente, per gli oligarchi amici dello zar. Chissà perché.

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