Mettiamo subito le cose in chiaro: Hit man é una delle hit di Venezia ’80, presentato fuori concorso. Una hit dal boato finale (con tanto di applausi scroscianti). Un professore di filosofia oggi diremmo “un pò sfigato” lavora part-time anche per la polizia fingendosi un killer di professione. Incontrerà una femme fatale che gli commissionerà l’omicidio del suo marito.
Il film pone le basi a domande fondamentali “ chi sono? Posso davvero cambiare durante la mia vita? Quale ruolo sono costretto a recitare?”. Ron lo chiede ai suoi alunni e ci dimostra che l’affermazione del sé é solo una convenzione sociale che si sceglie di abbracciare.

Un film che riguarda le capacità di accettare, o non accettare il futuro che ci é toccato in sorte. Un ruolo simile al professore di irrational man di Allen, con la differenza che Gary interpreta un ruolo che appartiene solamente alla cultura pop (quella del sicario). Ma lo fa per finta, fin quando si innamora per davvero e allora le convenzioni vacillano e i i due personaggi diventano sempre più ambigui. Quindi un film tra la percezione della realtà e la realtà stessa, dove alla fine a prevalere é la finzione: Il professore si fa progressivamente da parte per lasciar spazio al suo alter ego più cool.

Quale dei due personaggi é realmente Ron? Ma anche: le persone son capaci davvero di tradurre in prassi i pensieri più terribili che gli passano per la testa?A quest’ultima domanda la risposta é “ovviamente no”, ma ciò produce nella messa in scena un effetto irrimediabilmente comico.

Il dualismo é affermato anche nel genere: la commedia con i suoi canoni incontra il noir (la femme fatale) e ne esce un film dall’anima profondamente “indie”, dove Liklater produce un film teorico, essenziale, ma anche equilibrato. Alla fine- sembra difficile-tutto torna.

REGIA: Richard Linklater
CAST: Glenn Powell, Adria Arjona, Austin Amelio, Sanjay Rao
GENERE: commedia VOTO: ***1/2 

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