Allo studio un test sierologico per individuare l’immunità
Qualche timido segnale sembra farsi strada fra gli addetti ai lavori, che sperano si possa ritornare lentamente a condizioni di vita accettabili dal punto di vista sociale.
Una possibile risposta potrebbe arrivare dal sangue, sono infatti allo studio dei test sierologici per consentire l’identificazione dei soggetti che hanno superato l’infezione asintomatica e risultare immuni a successive infezioni. Recentemente i volontari Avis di Castiglione d’Adda, uno dei comuni della ex zona rossa, sono stati convocati per un test e per i tamponi risultando 40 su 60 positivi, tutti asintomatici e non inseriti nelle statistiche ufficiali. Anche al San Matteo di Pavia si vorrebbe adottare un protocollo sperimentale per estrarre dal plasma donato gli anticorpi (immunoglobuline) formati dal contatto della malattia e sperimentalmente rinfonderli in alcuni pazienti selezionati.
Contattato sul tema il Presidente di Avis Erba Andrea Cattaneo manifesta una certa prudenza sui possibili sviluppi dei test – prima di tutto dobbiamo specificare a quali test facciamo riferimento, e se sono stati validati, i test che vanno alla ricerca dell’Rna nel tampone rino-faringeo sono affidabili, ma anche lunghi e complicati, mentre i test, rapidi o sierologici, ad oggi non hanno raggiunto ampi livelli di affidabilità. Certamente vi è una continua evoluzione nella ricerca e nella sperimentazione, ma ad oggi la miglior cura è rispettare le disposizioni emanate per il contenimento del virus.
Siamo in costante contatto con gli enti superiori e con il nostro centro trasfusionale, se ci sarà la necessità per i nostri donatori di sottoporsi a dei test supplementari lo faremo con l’attenzione e la capacità organizzativa che abbiamo sempre dimostrato, non facendo mai mancare il nostro apporto. Già alcuni donatori ci hanno contattato per avere informazioni e dare eventualmente la loro disponibilità. Se i test otterranno una validazione consentendoci di individuare le persone che hanno già contratto il virus e sono immuni anche per gli altri, potremmo con tutte le cautele del caso, far loro riprendere la normale attività lavorativa e cercare di uscire da questo tormento. Il primo pensiero va ovviamente al personale sanitario e a tutti coloro che stanno lavorando in prima linea.