È un’arma potente che tutti dovremmo avere, mantenere e tramandare.
E quest’arma è tanto più potente se, anche chi non ha vissuto direttamente ciò che si ricorda, lo vive come se l’avesse vissuto di persona.
Clemente, il mio nonno, classe 1924, oggi ha ricevuto dal Prefetto di Como la Medaglia d’Onore quale deportato nei campi di lavoro nazisti.
Era l’unico ancora vivente.
Clemente, di ciò che ha vissuto, non ne parla quasi mai spontaneamente ma se gli si chiede di parlarne lo fa con la sua solita e immutata lucidità.
Tra le centinaia di cose che ci ha raccontato voglio riportarne due.
Quando fu internato nel campo di concentramento, prima di essere dirottato nel campo di lavoro, era convinto che sarebbero morti tutti, ma pensava che sarebbero morti combattendo…
Non aveva idea di ciò che accadeva nei “campi” agli altri detenuti, non sapeva cosa accadeva “agli uomini e alle donne con la stella” che erano tenuti separati da loro.
Quello che ripete sempre è “se sono tornato a casa è per miracolo”
Mi piace tanto questa foto.
Lui, seduto, solo, a ricevere una medaglia anche in memoria di altri migliaia di uomini che non sono mai più tornati o che si sono già addormentati per sempre.
Così come era solo, pur in mezzo ad altri migliaia di giovani come lui, quando è stato deportato.
(Prima di essere caricato su un treno senza finestre riuscì a dare un biglietto ad una donna: “mi chiamo Nava Clemente, sono di Ponte Lambro, in provincia di Como. Dite alla mia mamma che mi hanno preso.”).
Grazie di tutto all’amministrazione di Ponte Lambro, al sindaco di Ponte Lambro, Ettore Pelucchi, per la continua e sempre sentita presenza, a Manuel Alfeo Guzzon, lui sa perché.
Sabrina Corti
Il filmato dell’intervista a Clemente Nava curato da Manuel Alfeo Guzzon è disponibile su You Tube: https://www.youtube.com/watch?v=6e4L3OpF090

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