Così don Marco Recalcati, cappellano del Carcere, nella Messa per l’80mo dell’arresto del missionario per l’aiuto prestato a ebrei e antifascisti.

«Un evento che segnò la vita di padre Aristide e contribuì a forgiarne lo spirito indomito e la fede nella Provvidenza». Nella Rotonda del Carcere milanese di San Vittore così commenta il presidente dell’Associazione Amici di Monsignor Aristide Pirovano, ha definito l’arresto di padre Aristide (7 dicembre 1943), all’inizio della Messa celebrata domenica 3 dicembre per ricordare l’80mo anniversario di quell’avvenimento. «Padre Aristide è stato una luce, anche a San Vittore, come nella sua comunità e nelle missioni in cui ha operato», le ha fatto eco don Marco Recalcati, cappellano del Carcere, che ha presieduto la Messa, concelebrata dal Prevosto di Erba, monsignor Angelo Pirovano, e da padre Paul Prashant, missionario indiano del Pime prossimo a partire per le Filippine, che ha scritto la sua tesi di licenza proprio su padre Aristide.

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Oltre al Consiglio direttivo degli Amici, erano presenti rappresentanti della comunità civile ed ecclesiale di Erba: Erica Rivolta, consigliere comunale, a fare le veci del Sindaco; suor Rosanna Brambilla, Suora di Santa Giovanna Antida come suor Enrichetta Alfieri («L’Angelo di San Vittore», oggi beata); la dottoressa Franca Pasquino Prati, presidente della Cooperativa San Vincenzo; esponenti della comunità di Sant’Eufemia, degli Alpini e delle associazioni missionarie Amici di Lilia e Nisshash; i Cantori di Erba diretti da Francesco Andreoni, che hanno animato la liturgia.
È stata una mattinata intensa, iniziata prima dell’alba con la partenza in pullman da Erba. All’arrivo a Milano si sono uniti al gruppo i signori Pirovano, familiari di padre Aristide, la dottoressa Alessandra Capé, presidente della Fondazione Marcello Candia, e Cesare Grampa, direttore del Centro di cultura Gianfranco Puecher. A causa di un lutto familiare, non ha invece potuto essere presente fratel Gedovar Nazzari, Economo generale dei Poveri Servi della Divina Provvidenza dell’Opera Don Calabria e “successore” di padre Aristide nella missione brasiliana di Marituba.
All’ingresso del Carcere i partecipanti sono stati accolti da Claudio Oliva, diacono permanente che presta lì il suo ministero e che ha illustrato le modalità di accesso alla struttura, sbrigate con tempestività e cordialità dalle guardie carcerarie. Una volta all’interno, Oliva ha accompagnato il gruppo attraverso il 1° Raggio fino alla Rotonda nella quale convergono i sei Raggi del reparto maschile, dove, dopo alcune prove del coro, è iniziata la Messa.
Subito dopo la benedizione, ha preso la parola la presidente Pirovano, che ha ricordato la motivazione dell’arresto di padre Aristide («la sua azione clandestina a favore di ebrei e di antifascisti, naturale espressione del suo farsi prossimo ai deboli e ai perseguitati»), i tre mesi di carcere («resistendo a violenze e torture dei nazifascisti che volevano carpirgli informazioni») e la sua liberazione per l’intervento del cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, Arcivescovo di Milano.
La Messa è proseguita in un clima di grande raccoglimento: anche i detenuti presenti erano attenti e partecipi. Un’atmosfera a cui certo ha contribuito l’animazione musicale dei Cantori, accompagnati all’organo da Camillo Bonfanti: brani di notevole suggestione eseguiti con profondo coinvolgimento. La “chicca” è stata il Sanctus pastorale, di autore ignoto, ma di matrice erbese, visto che fin da tempi remoti si canta esclusivamente a Erba nel periodo che va dall’Immacolata (8 dicembre) all’Epifania (6 gennaio). «Un super-coro», l’elogio del cappellano, che ha dato il “la” agli applausi calorosi rivolti al gruppo.

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