È passato poco più di un anno dalla tornata elettorale regionale, che ha visto il trionfo nella provincia di Como del leghista Alessandro Fermi, poi diventato assessore a Università, Ricerca e Innovazione, forte delle quasi 14mila preferenze raccolte nel suo territorio. Ora Fermi è chiamato a confrontarsi di nuovo con le urne, per conquistare un posto nel Parlamento Europeo.

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È pronto per questa nuova sfida?

“Diciamo che questa candidatura non era nei piani. Abbiamo fatto un grande sforzo lo scorso anno e speravo di fare un po’ di lavoro ordinario per qualche tempo. Ma un mesetto fa Matteo Salvini e Fabrizio Cecchetti mi hanno chiesto di candidarmi e ho fatto un ragionamento: la famiglia della Lega mi ha accolto due anni e mezzo fa con la massima disponibilità e rispetto, mi ha permesso di ricandidarmi alle elezioni regionali e poi mi ha dato la possibilità di sedere sui banchi della Giunta regionale. Quindi quando mi è stata fatta questa richiesta, non preventivata, ho pensato fosse giusto rispondere di sì. L’obiettivo è rappresentare con forza l’interesse dei cittadini lombardi in Europa, con un taglio pragmatico, come è mio costume”.

Proprio in questo sta uno dei punti focali della sua candidatura. Pensa davvero di poter essere utile per il territorio comasco anche da Bruxelles?

“Credo che la forza del mio lavoro amministrativo e politico sia sempre stata il forte legame che ho saputo mantenere con Como e la sua provincia, che ho l’onore di rappresentare. In Regione mi sono sempre definito ‘sindacalista del territorio’ proprio perché penso sia fondamentale che ogni candidato eletto sappia mantenere un rapporto solido con chi gli ha dato fiducia e al tempo stesso sia in grado di garantire risorse per lo sviluppo del territorio da cui proviene. Oggi gran parte di queste risorse transitano dalle Regioni, ma partono dall’Europa. Basta pensare che con il Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) Regione Lombardia ha messo a disposizione più di 970 milioni di euro nella programmazione 2014-2020 e ne metterà a disposizione il doppio per il prossimo settennio. E con il Fondo sociale europeo (Fse) avremo una dotazione di un altro miliardo e mezzo di euro. Credo quindi che il mio ruolo possa diventare particolarmente strategico, avendo un forte legame con Regione Lombardia e costruendone uno nuovo in Europa”. 

Pensa quindi di mantenere un filo diretto anche con Regione Lombardia in caso di elezione?

“Sarà fondamentale. Alla conferenza stampa di presentazione della mia candidatura era presente il Presidente Attilio Fontana insieme agli assessori Claudia Terzi, Elena Lucchini, Massimo Sertori, Guido Guidesi e al sottosegretario Mauro Piazza. Ho chiesto aiuto ai miei colleghi di Giunta e sin da subito ho trovato grande disponibilità. L’obiettivo è rappresentare con forza l’interesse dei cittadini lombardi in Europa. Sarei il primo comasco ad avere questo onore”.

È da tutti riconosciuta la sua capacità di portare finanziamenti sul nostro territorio. Lo farà anche da Bruxelles?

“In tutti questi anni uno dei risultati che mi ha dato maggiormente soddisfazione è stato proprio quello di riuscire, nei vari ruoli che ho avuto l’onore di ricoprire, a portare risorse sul territorio. Se pensiamo per esempio al Triangolo lariano sono tanti i progetti che Regione Lombardia ha finanziato e che hanno fatto fare un passo avanti notevole a questa zona. Parlo di progetti in parte realizzati e in parte in fase di ultimazione, come la prossima apertura del Buco del Piombo. Questa è sempre stata la mia prerogativa: raccogliere le istanze del territorio e darne soddisfazione. Lo farò anche in caso di elezioni al Parlamento Europeo”.

Quali sono i temi per lei fondamentali?

“Partiamo dai macrotemi come l’economia e la cultura. Mi piacerebbe poter contare su un’Europa meno invasiva e più vicina ai territori, che sia orgogliosa di quanto realizzato dai propri cittadini dal dopoguerra ad oggi e che difenda le eccellenze economiche che l’hanno fatta diventare grande, da quelle industriali e artigianali a quelle alimentari e agricole. Deve anche emergere una nuova cultura europea che parta dalla quotidianità e che ascolti e coinvolga i cittadini. Un’Europa che sia orgogliosa delle proprie tradizioni, della propria identità, della propria cultura. Poi non possiamo non citare le politiche sciagurate perseguite sino ad oggi dal Parlamento europeo in tema di ‘green’ e in campo agricolo. In questi settori è necessario assolutamente un cambio di rotta radicale”. 

Nei giorni scorsi ha alzato la voce anche sul futuro dei Fondi Europei di coesione, ed è stato seguito a ruota da altri politici…

“E’ un tema forse più di nicchia, ma assolutamente fondamentale per il discorso sulle risorse che devono arrivare ai territori. Regione Lombardia sta facendo una grande battaglia, che è quella per l’autonomia, ma ci sono segnali preoccupanti, per esempio appunto per l’utilizzo dei Fondi Europei di coesione. Qualcuno comincia a chiedere una centralizzazione di queste risorse, che adesso in Lombardia spendiamo e utilizziamo molto bene: per noi sarebbe inaccettabile e non solo un passo indietro, ma addirittura un passo diametralmente opposto rispetto alla richiesta di maggiore autonomia”. 

Visto che fa parte delle sue attuali deleghe ed è uno dei temi del momento: cosa pensa del futuro dell’Intelligenza artificiale?

“Con il voto del 13 marzo 2024 l’Ue è stata la prima al mondo a regolamentare una rivoluzione dirompente, diventando apripista e pioniera nella tecnologia che oggi promette di cambiare per sempre la vita di tutti noi. L’Intelligenza artificiale rappresenta una tecnologia trasformativa, capace di generare un cambio di paradigma che ha investito in modo trasversale e pervasivo il mondo della ricerca e dell’innovazione e sta già connotando numerose filiere produttive e il tessuto economico e sociale lombardo. Interpretare, regolare, valorizzare e orientare in funzione del bene comune le opportunità offerte dai processi trasformativi indotti da tali tecnologie è una delle più importanti sfide che l’Europa è chiamata oggi ad affrontare. In Regione Lombardia mi è stata affidata la delega all’Intelligenza artificiale e ho avviato l’iniziativa denominata “LombardIA”, un’azione di governance e sviluppo in materia di Intelligenza artificiale finalizzata a favorire una larga, consapevole e proficua adozione dell’Intelligenza artificiale sul territorio. Ritengo dunque fondamentale definire delle Linee guida e delle procedure che garantiscano che i sistemi di IA siano sviluppati rispettando i diritti, promuovendo l’equità e assicurando sicurezza e privacy degli utenti”. 

I cittadini spesso vedono il Parlamento europeo come un’istituzione lontana, che mette solo vincoli. È così?

“Se l’immaginario collettivo vede questo è perché in effetti spesso l’Europa viene vissuta come un ente inavvicinabile. In realtà però si occupa di temi che incidono pesantemente sul nostro vissuto quotidiano. Nel caso in cui dovessi essere eletto voglio lavorare affinché non venga più percepita questa distanza. E soprattutto vorrei lavorare in un’Europa che sappia coinvolgere e non ordinare, un’Europa che individui gli obiettivi da raggiungere senza imporre come arrivarci in modo ideologico, lasciando libertà agli Stati di individuare la strada migliore”.

Ma c’è qualcosa che, secondo lei, ha funzionato in questi anni di Unione Europea?

“Personalmente ho apprezzato il sentimento di comunità che si è respirato durante tutto il periodo della pandemia: quei mesi così difficili sono stati affrontati con lo spirito giusto. E anche successivamente sono state messe in campo le risorse necessarie per una ripartenza che altrimenti non sarebbe stata facile. Ecco, vorrei che questo spirito ci fosse sempre, per sostenere tutti i comparti economici che hanno fatto grande il nostro Continente, dal dopoguerra ad oggi”.

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